Messa in suffragio di Bepin Segato domenica 16 maggio 2021 ore 10:30

Messa in ricordo, domenica 16 maggio – ore 10:30 nella chiesa di San Michele delle Badesse, Borgoricco (PD).
Seguirà breve cerimonia nel cimitero della frazione
patriottismo veneto, indipendenza veneta, San Marco
Messa in ricordo, domenica 16 maggio – ore 10:30 nella chiesa di San Michele delle Badesse, Borgoricco (PD).
Seguirà breve cerimonia nel cimitero della frazione
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Dopo 1 anno di celebrazioni del 150° a senso unico, L’Associazione Bepin Segato ti invita ad una serata Incontro con la prof.ssa Angela Pellicciari Autrice del libro Risorgimento da Riscrivere Venerdì 19 ottobre 20:30 |
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Introduce Carlo Melina (giornalista) – Saluti del Sindaco e dell’Amministrazione di Cittadella |
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“Quando la Flotta Veneta andava contro i Turchi, gli ambasciatori veneziani finivano spesso in galera presso i Turchi (non c’erano convenzioni di salvaguardia degli ambasciatori, in quei tempi); ciò faceva grande la Serenissima“.
Segato ci ha mostrato che l’indipendenza del Veneto non ci verrà regalata da nessuno. Non è soltanto un ideale al quale aspirano milioni di Veneti; è lo stadio finale di una grande lotta che richiede il sacrificio dei migliori. Segato era uno di questi. Coltiviamo il suo esempio per essere degni della nostra impareggiabile Storia.
Domenica 25 marzo, presso il cimitero di San Michele delle Badesse frazione di Borgoricco (Pd), a mezzogiorno (dopo la messa delle 11.00) si terrà la consueta commemorazione ufficiale della figura di Giuseppe Segato. L’invito, rivolto a tutti i sinceri sostenitori della Patria Veneta, è di ritrovarsi per un momento di ricordo e testimonianza nel VI° anniversario della morte, presso la sua tomba, alla presenza delle autorità comunali. Invitiamo i partecipanti a testimoniare la fedeltà agli ideali che furono di Segato portando la Bandiera Nazionale Veneta, il glorioso gonfalone di San Marco.
In alto i cuori, il riscatto del Veneto è alle porte!
Venerdì prossimo 24 Febraro 2011 m.v. (24 febbraio 2012 per il calendario comune) si terrà a Zugliano il convegno “Dal Brusamarso al Capodanno Veneto“. L’incontro è fissato alle 20.30 al Salone Circolo San Zenone, in via G. Marconi n. 18
Relatori: Moreno Menini introdurrà la serata presentando le Origini storiche e le valenze politico-culturali del Capodanno Veneto e Alessandro Norsa, Psicologo, Psicoterapeuta e Antropologo che spiegherà “Il Brusamarso tra i riti agrari del tempo dell’anno“. Autore di diverse pubblicazioni in ambito etnologico fra le quali “Il Bello, il Brutto, il Matto. Analisi comparativa della struttura dei Carnevali alpini in un’ ipotesi di continuità con quello di Cerna nel Veronese”.(Edizioni Millenium) e numerosissimi articoli per diverse riviste etnografiche ed antopologiche.
Il 16 Marzo 2011, nell’indifferenza generale di tutti i mezzi di comunicazione stampata e televisiva è stata pronunciata la sentenza definitiva di assoluzione per Cristian Contin, Flavio Contin e Gilberto Buson dall’accusa di aver promosso, costituito ed organizzato un’associazione di carattere militare denominata “Veneto Serenissimo Governo”, con fini di eversione dell’ordine democratico (art. 270 bis cod. pen.).
I 3 Patrioti Veneti protagonisti dell’impresa di Piazza San Marco, la notte fra l’8 ed il 9 Maggio 1997, hanno resistito in giudizio a 14 anni di processi, appelli e ricorsi ottenendo invariabilmente l’assoluzione in primo, secondo e terzo grado di giudizio. Il processo in oggetto annoverava tra le gloriose fila degli imputati anche l’Ambasciatore Veneto Giuseppe Segato; solo la morte prematura ne ha impedito l’assoluzione. Con la pronuncia della Suprema Corte si chiude definitivamente la vicenda giudiziaria di quegli eventi.
Oltre alla soddisfazione dei Patrioti vivi, e postuma per quello morto, il punto importante che viene segnato dalla sentenza riguarda da vicino tutto il mondo “indipendentista” ed attiene alla imputabilità del reato di associazione sovversiva che sovente viene contestato a quei gruppi politici che propugnano l’indipendenza del Veneto (o di altre parti della penisola) dall’Italia. La pronuncia della Suprema Corte traccia un confine destinato a fare giurisprudenza laddove ribadisce che la “strumentale idoneità al perseguimento dello scopo eversivo” deve avere come prerequisiti “una struttura organizzativa stabile e permanente che, per quanto rudimentale, presenti un grado di effettività tale da rendere possibile l’attuazione del programma”. In altre parole l’idoneità dei mezzi per raggiungere lo scopo non dev’essere solo potenziale bensì concreta ed in pieno possesso dell’organizzazione in esame. Non possono essere accusati di eversione quei gruppi che non detengono mezzi idonei a realizzare tale scopo.
Con questo si spostatano “più in là” i limiti del lecito, di fatto stabilendo alcune importanti limitazioni alla possibilità da parte dell’apparato giudiziario di condannare uomini e gruppi che lottano per la fine del colonialismo e la liberazione della propria terra.
Qui sotto pubblichiamo integrali le motivazioni della sentenza 26151/11 del 16 marzo 2011 della Suprema Corte di Cassazione, Sesta Sezione Penale
Assoluzione serenissimi 26151/11 del 16 marzo 2011
“Assolti i Serenissimi: Una vittoria dedicata a Bepin Segato” di Alessio Morosin
Nel 2001 la difesa di Flavio e Cristian Contin era riuscita ad ottenere la dichiarazione di illegittimità costituzionale per l’articolo del codice penale che puniva le “Associazioni antinazionali”
“Disse che era marchesco, e marchesco voleva morire, e non voleva vivere altrimenti…”
Caro Bepin L’azione di Piazza San Marco ti ha reso nobile.
Invitiamo gli amici, i conoscenti e tutti coloro che condividono lo stesso amore di Segato per la propria Terra, a fermarsi e rendere omaggio alla figura di un Uomo, di uno Studioso, di un Patriota che ha risvegliato in noi Veneti l’orgoglio di appartenere ad un Popolo Straordinario
La ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia si intreccia con un interrogativo di ordine generale che sale sempre più pressante dalla cosiddetta “società civile”: quali sono le ragioni d’essere di questo Stato e le sue prospettive in questo crepuscolo di cronache da fine impero.
Nel momento in cui tutte le certezze vacillano è lecito e opportuno chiedersi come è realmente nato questo Stato e se sempre dovrà rimanere tale.
Non possiamo fingere di ignorare che l’anniversario del 150° si sta concretizzando in una enorme parata auto-celebrativa a senso unico. Senza nulla voler togliere all’autorevolezza ed alla preparazione di docenti e studiosi che collaborano alle innumerevoli iniziative sul Risorgimento programmate o già in essere quest’anno, assistiamo ad una imbarazzante proscrizione: nei comitati scientifici che godono dei finanziamenti del 150° sono stati banditi tutti gli accademici e saggisti che hanno espresso una visione critica e non apologetica del processo di unificazione. “Ultimo sfogo di moribonda tirannide” avrebbero chiosato i risorgimentalisti di un secolo e mezzo fa. Già nell’Ottobre 2009 è caduto nel vuoto un appello in tal senso sottoscritto da accademici e studiosi che chiedeva “Più verità e meno retorica sul Risorgimento”. Era firmato anche dall’allora presidente dell’Ordine dei Giornalisti Lorenzo del Boca.
Sembra quasi che una supposta esigenza di “organicità” al potere del mondo intellettuale debba prevalere sulla ricerca storica, sul confronto come metodo, sulla verità come stella polare dello studio e della divulgazione. Alla minoranza italiana non interessa “raccontare le Little Big Horne e le Wounded Knee del Popolo Veneto” per citare Federico Bozzini; a loro basta ed avanza una narrazione liquidatoria che non crei imbarazzi. In questa storia di re, generali, cavalieri e patrioti idealisti, i nostri trisnonni sono stati espunti e utilizzati al massimo come elemento del paesaggio.
Eppure nelle guerre italo-austriache del 1859 e del 1866 i nostri antenati hanno combattuto compatti e senza diserzioni nelle file dell’esercito imperiale sempre in difesa del Regno Lombardo-Veneto.
Posti di fronte agli eventi questi Uomini hanno scelto da che parte stare arruolandosi in massa come “Volontari Ordinari” nell’Esercito Imperiale, combattendo con Onore a Solferino e San Martino per difendere la propria terra nel ‘59, alcuni altri partecipando addirittura alla vittoria di Custoza e soprattutto a quella navale di Lissa nel ‘66. Subito dopo l’annessione all’Italia hanno scatenato rivolte in ogni angolo della regione fino al 1870.
Non meritano forse il ricordo almeno quanto i nuovi arrivati da fuori? Le celebrazioni del 150° insensatamente li ignorano. La conquista del Veneto si è realizzata grazie agli alleati dei Savoia ed agli intrighi diplomatici. Probabilmente agli italiani piacerebbe nascondere il fatto che i nostri trisnonni hanno combattuto con determinazione e sconfitto più volte in battaglia i nuovi boriosi conquistatori.
Se questo imbarazzo è in qualche maniera comprensibile (ma mai giustificabile) da parte dei conquistatori, non lo può essere da parte dei conquistati.
Noi Veneti, a partire dai nostri rappresentanti, abbiamo ben poco da festeggiare riguardo il 150°. Ma se il ricordo è invece sacrosanto, che sia per tutti e non per una parte solamente.
Rivolgiamo quindi un appello ai Sindaci, agli Assessori, ai Presidenti di Provincia e al Governatore del Veneto, affinché non perpetuino un ulteriore torto dopo 144 anni di mezze verità.
Gli amministratori rappresentano tutti e non solo la minoranza italiana che si è installata dopo il 1866. La stragrande maggioranza dei cittadini del Veneto annovera i propri antenati tra le fila di coloro che hanno combattuto per difendere il Regno Lombardo-Veneto dalla conquista di Casa Savoia.
Cosa direbbe, oggi, all’amministratore dalla memoria corta, il trisnonno dimenticato e sostituito dall’invasore sabaudo che gli sparava addosso?
Occultare il ricordo del proprio sangue per piaggeria verso i nuovi padroni denota solo una forma di alienazione di cui nessuno ha mai avvertito la necessità.
Le Amministrazioni che partecipano alle ricorrenze del 150° diano spazio anche alle riflessioni degli storici ed accademici che hanno approfondito quei tragici eventi “da entrambi i lati della barricata”. Il ricordo di quei fatti e quelle guerre sia patrimonio di entrambe le parti in conflitto, e cessi di essere, ad un secolo e mezzo di distanza, il soliloquio celebrativo dei conquistatori di ieri.
Moreno Menini
Si è positivamente concluso il progetto organizzato dall’Associazione “Bepin Segato” che ha visto un gruppo di giovani studenti veneti impegnati nello studio sul posto della storia delle Bocche di Cattaro in Montenegro, in particolare le città di Cattaro, Perasto, Budua e Cetinje, con lezioni in aula e visite guidate, e delle attività di manutenzione della antica fortezza veneziana di Cattaro.
Nel corso del viaggio si p colta l’occasione di incontrare le Comunità degli Italiani di Ragusa, Zara e Spalato, oltre che del Montenegro.
Alcune delle immagini:
L’Associazione Veneti nel Mondo in collaborazione co l’Associazione Bepin Segato organizza un tour in Dalmazia e Bocche di Cattaro (Perasto) alla riscoperta delle testimonianze della Repubblica Veneta dal 18 al 25 di agosto 2010.
Con l’occasione si visiteranno le più importanti città della Dalmazia: Zara, Sebenico, Spalato e Ragusa, oltre alle città venete sulla costa montenegrina: Cattaro, Perasto e Budua, con una breve puntata all’interno per visitare la parte slava balcanica del Montenegro.
L’associazione Veneti nel Mondo in collaborazione con l’Associazione Bepin Segato Ritorno a Perasto
Ultimo baluardo
della Serenissima Repubblica di Venezia DISCORSO DI PERASTO Capitan Giuseppe Viscovich (pronunciato il 23.08.1797 al momento dell’ammaina bandiera |
dal 18 al 25 Agosto 2010 viaggio nella Dalmazia Veneta fino alla Bocche di Cattaro alla riscoperta dei tesori dell’arte e dell’architettura veneziana con visite a Zara, Spalato, Sebenico, Ragusa, Cattaro, Perasto, Budua Per info e prenotazioni: “Veneti nel mondo” – 0445 855550 – info@venetinelmondo.org |
€ 470,00 di listino in agenzia viaggi.
Un malinteso sentimento di integrazione verso persone di culture, religioni e usanze diverse provenienti da altri continenti o regioni d’Italia, si trasforma per alcuni in uno strumento di autocensura nei diversi contesti sociali in cui normalmente manifestiamo gli aspetti della nostra identità collettiva. Si parli dell’esposizione dei crocefissi in luoghi pubblici, dell’allestimento dei tradizionali presepi natalizi o addirittura della preparazione di piatti della nostra cultura enogastronomica, si sentono qua e là voci di funzionari o semplici cittadini che chiedono di rinunciare alle nostre usanze per “paura di offendere” coloro che provengono da altri contesti. Una sorta di cupio dissolvi, di nichilistica rassegnazione di cui evidentemente è affetta una piccola minoranza della nostra gente che sta perdendo le ragioni stesse del vivere collettivo e comunitario senza ricevere nulla in cambio da quella società fluida impersonale, individualista, disperatamente disgregata, che in una parola chiamiamo “globalizzata”. Eppure la perdita di senso esiste solo per coloro che con ostinazione coltivano l’oblìo e la cancellazione della nostra memoria collettiva.
Ci sono simboli, date, ricorrenze che non passano e non passeranno. Una di queste è sicuramente il 25 Aprile, ricorrenza di San Marco patrono delle Genti Venete. E’ una ricorrenza religiosa che la Serenissima Repubblica ha reso anche e soprattutto civile rivendicandone simbologia e valenze nella sua stessa bandiera. Da secoli, in effetti, esprime il massimo momento di unità del Popolo Veneto.
In questa data riaffermiamo quindi il sentimento di continuità ideale che ci lega ai nostri avi ed ai nostri posteri. E riaffermiamo in pari tempo le idee cardine che la concezione politica Veneta ha espresso in più di un millennio di indipendenza e due secoli di insorgenze e rivolte e proteste per riconquistarla: l’idea che il bene comune debba prevalere sugli interessi particolari, l’idea che l’uomo di Stato debba essere al servizio della Nazione tanto da offrire ad essa la vita se necessario, l’idea che lo scopo dell’esercizio del potere è la limitazione degli abusi e dei soprusi verso le classi deboli della società. Un’idea del mondo, questa, ben chiara nella testa di quei patrizi Veneziani che si facevano decapitare o spellare vivi a Cipro per non arrendersi alla più bassa barbarie ottomana; quelli che sotto le mura di Padova hanno umiliato gli avidi imperatori della Lega di Cambray resistendo al più gigantesco assedio che l’Europa avesse visto; o quei contadini vicentini che si facevano squartare dalle soldataglie napoleoniche piuttosto che ammainare la bandiera di San Marco. Crediamo che quei valori e quell’idea del mondo siano attuali oggi più che mai e sono simboleggiati dalla nostra bandiera, “carica di gloria vera” come recita l’inno ad essa dedicato composto da Giuseppe Segato.
Il 25 Aprile, invitiamo pertanto i Veneti ad esporre con orgoglio la bandiera Veneta dalla propria abitazione. E’ un segno di continuità di cui andare fieri.
La cultura del niente, la “paura di offendere” sono figlie di un oblìo forzato che non ha più ragion d’essere. E’ ora di voltare finalmente pagina.
Moreno Menini
Associazione Bepin Segato